Nelle foreste che nell’ottobre del 2018 furono duramente colpite dall'uragano Vaia è in corso un’altra emergenza, il bosco sta soccombendo all'attacco dell'insetto "Bostrico Tipografo" dell’abete rosso. Ora la diffusione del parassita da endemica è nella fase epidemica e sta travolgendo le nostre foreste.
Dopo l’evento di “Vaia” l’uragano che ha distrutto 8,7 milioni di metri cubi di alberi, è successa una cosa inaspettata; il parassita sta dominando le foreste Venete. Gli enti locali hanno provato a trovare nell’immediato delle soluzioni per isolare questo fenomeno, ma sembra che sia ormai una speranza dissolta, considerato che i boscaioli (Austriaci, Sloveni e Croati) essendo comunque molto più organizzati di noi, ormai si sono arresi. Il bostrico sta sovrastando i boschi e fare in fretta ormai non conviene, perché ci vorrebbero molti più mezzi a disposizione ed eliminare gli alberi caduti spesso in zone estremamente difficili per il recupero ha dei costi proibitivi.
Attualmente il prezzo del legno a terra è diminuito notevolmente, considerando che dagli anni “50” agli anni “2000” il prezzo al metro cubo si era già ridotto notevolmente. Dopo “Vaia” ha avuto un ulteriore brusco calo, considerata la grande quantità disponibile, al punto che è stato addirittura caricato in appositi container per il trasporto navale, diretti in India e Cina, quindi svenduto.
Certo, se tutto questo fosse stato previsto, si sarebbe agito in modo diverso. Ricordo che qualche anno fa furono devoluti dei contributi pubblici da parte di enti italiani, per ripristinare le segherie in alta montagna, che comunque per gran parte hanno dovuto chiudere, perché non erano economicamente sostenibili. Ma il problema più rilevante, che questi fondi erano devoluti solo alla prima lavorazione, senza tenere in considerazione le aziende produttrici di imballaggi, pannelli industriali, lamellare ecc.
E per quanto riguarda il turismo, cosa potrebbe cambiare?
Le ferite provocate dall’uragano “Vaia” sono rilevanti anche per quanto riguarda i percorsi turistici; sono di esempio i “Serrai di Sottoguda” a Rocca Pietore, con la strada devastata (sono stati stanziati 11.100.000 euro per il rifacimento totale), i quali turisti in precedenza potevano ammirare la gola affascinante, che portava fino a Malga Ciapela, o la ciclabile Da Rocca Pietore ad Agordo, che era da poco finita, ma purtroppo costruita in zone franose e pertanto crollata per molti tratti, ad oggi ancora inagibile.
Inizialmente i turisti per curiosità, iniziarono a visitare le nostre valli, per vedere i disastri, meravigliati ed un pò sbigottiti per quanto accaduto. Un fenomeno che si è ormai spento.
Ora però le cose stanno cambiando. Gli imprenditori turistici locali, i quali da anni reclamavano il fatto che i boschi erano troppo folti, ora cominciano a rincuorarsi.
Per gran parte di territorio, i panorami si sono meravigliosamente trasformati ed è un vantaggio per il turista, che può godersi la montagna, sia camminando sia pedalando in bicicletta in modo più eccitante, perché inoltre i boschi si erano impadroniti anche delle storiche zone pascolo, ossia su aree pianeggianti ed è quindi un vantaggio anche per i camminatori con età più avanzata. (Sic!)
Il turismo nella montagna Veneta in futuro sarà più fruibile ed attraente, grazie a questo memorabile fenomeno, che per certi versi ci è costato, ma non ha fatto nessuna vittima.
La Repubblica Veneta quando avrà effettività certamente adotterà il pensiero di Mountain Wilderness "si dovrà accompagnare la crescita naturale dei boschi del domani favorendo, laddove possibile, l’incremento di resistenza e la resilienza delle strutture forestali. Quindi boschi misti e disetanei, attivare un impegno coerente e costante rivolto allo sviluppo della selvicoltura naturalistica, che risulti essere meno funzionale possibile alle tecnologie meccaniche di esbosco e soprattutto seguire le indicazioni e i tempi della natura piuttosto che voler accelerare tutto magari con scelte sbagliate".
Stefano De Mattia