Da quando si entra nel mondo del lavoro, si percepisce il fisco non come un operatore che aiuta a facilitare la burocrazia impositiva, ma addirittura come un controllore che ti osserva come un carceriere osserva i detenuti.
Il fisco negli anni è divenuto materia di dibattito elettorale sia di destra e di sinistra, ma con il passare degli anni non ha mai trovato una reale soluzione proposta dalle compagini politiche. Non sono serviti i vari condoni, ne sono stati semplificati i modi applicativi per la riscossione dei contributi, che nonostante le promesse fatte in campagna elettorale, anziché diminuire hanno trovato un costante aumento, sempre e solo giustificato dalla paventata evasione.
Fermo restando che, se si volesse adempiere a tutte le pratiche dovute, non ci si riuscirebbe per la troppa burocrazia, anziché semplificarla - per dare a tutti un modo semplice di adempiere al giusto contributo del mantenimento dei servizi - si continua a complicarla tanto che non se ne viene a capo nemmeno attraverso un commercialista, “spesa/costo” necessaria ad una impresa per operare in discreta tranquillità. Tranquillità che viene messa in dubbio ogni qualvolta vi è un controllo.
Cosi da tempo immemore, da parte di Ministro o direttore della Agenzia delle Entrate, il programma “LOTTA ALL’EVASIONE” è una giungla del fisco che aiuta gli evasori. Siamo sicuri di vincere una scommessa facilmente. Queste dichiarazioni serviranno a produrre commissioni parlamentari ben retribuite e alla fine, la montagna partorirà un topolino.
Allora ci chiediamo, pur non essendo contabili di professione, il perché non si guardi a modelli ove il fisco funziona talmente bene che un evasore viene incarcerato qualunque sia la sua posizione sociale senza che nessuno si scandalizzi?
Questo succede esempio negli Stati Uniti D’America, prima potenza economica mondiale, e prima potenza militare, con oltre 900 presidi militari nel mondo. Come mai in quel paese è normale sentire come un onore contribuire a pagare le tasse? Se si va a vedere, si scopre subito la diversità dell’imposta e dell’imponibile. Se, come dice la CGIA di Mestre, la tassazione in Italia è‘ oltre il 67%, negli USA è del 33% sul reddito al netto. È molto diverso anche il modo di riscossione e controllo che avviene tramite un avviso personale per dimostrare eventuale detrazioni. Certo abbiamo descritto in forma semplicistica ma è quanto avviene nella realtà. Dopo un controllo è facile che il fisco ti renda un surplus o eventualmente ti mandi a processo.
Sarà questa differenza di imposizione e impostazione che rende un uomo orgoglioso di pagare i contributi al suo paese? Ci sono altri paese dove poter imparare l'equità fiscale e sicuramente sarà argomento di confronto nel prossimo futuro.
Nella Repubblica Veneta, la lotta all’evasione non sarebbe un punto primario della fiscalità. È incontrovertibile che nei Territori occupati della Repubblica Veneta vi sia un enorme disavanzo (c.d. residuo fiscale) già con la tassazione imposta dall’Italia, che i nostri cittadini non ne beneficiano nei servizi resi dallo stato occupante ma contribuisce a un controllo fiscale ancora più duro.
Si potrebbe ipotizzare che nella Repubblica Veneta, su modello confederato, la tassazione sia paritetica a quella USA, con un modello di raccolta fatto dai Comuni, e ripartito tra il Comune, Comunità federata e Confederazione. Questo perché il Comune vicino al cittadino non solo è facilitato nel controllo, ma è anche vicino alle difficoltà che un cittadino può avere. Solo una amministrazione vicina all’uomo/cittadino può agire affinché non possa incancrenirsi una situazione fiscale dannosa per entrambi.
Questo sistema di imposizione non solo renderebbe responsabile il cittadino, ma anche le amministrazioni preposte all’erogazione dei servizi, le quali, se fossero pessime , sarebbero subito percepite per tali dai propri cittadini che premierebbero le più competenti e manderebbero a casa chi del statale vuol farne un mestiere.
Una amministrazione al servizio e al giudizio del cittadino. Questo sicuramente è possibile per i Veneti partecipando all’esercizio della Repubblica Veneta.
Silvano Viero