Ilaria 15/04/2023 Visit: 490
PRIMA PARTE: ITALIA: ARMI E STRATEGIA. COSA STA VERAMENTE ACCADENDO?
ITALIA: ARMI E STRATEGIA. COSA STA VERAMENTE ACCADENDO?
- PRIMA PARTE -
Stando a quanto riportato da varie fonti le armi che l’Italia avrebbe inviato in Ucraina sarebbero tutt’altro che di buona qualità, anzi risulterebbero datate e pure scadenti. Per meglio conoscere questa vicenda, andiamo a recuperare le varie fonti che hanno trattato questo argomento.
“Corriere della Sera” 22 dicembre 2022 pubblica un articolo col titolo: “I militari ucraini a Bakhmut usano mortai italiani di oltre 55 anni fa”.
I soldati di Kiev spiegano: – I mirini sono del 1947. Speriamo di cambiarli presto con mortai più efficaci – Lorenzo Cremonesi, inviato a Bakhmut / CorriereTv I militari ucraini a Bakhmut usano mortai italiani di oltre 55 anni. Si tratta di armi che l’Italia ha invitato all’esercito di Kiev per combattere i russi. I soldati ucraini spiegano che da Roma non sono però arrivate le munizioni e che quindi hanno quindi dovuto adattarsi con altre munizioni.
– Questi mortai sono stati costruiti nel 1966 - raccontano i militari ucraini - I mirini sono del 1947. Speriamo di cambiarli presto con mortai più efficaci. –
E non solo il “Corriere della Sera” ha sollevato il caso, ma qualche mese prima anche Guido da Landriano sulla testata “Scenari Economici” aveva scritto un articolo in merito, era il 2 agosto 2022. “Bidoni cingolati”: perché l’invio delle “Armi italiane” è una presa in giro per tutti, italiani, ucraini e russi. Il governo Draghi e la parte più “forte” che lo ha sostenuto, compresa però anche FdI, ha spesso parlato di impegno italiano all’invio di armi. Il tutto però in realtà, prendendo in giro tutti gli italiani, a cui già nessuno ha mai chiesto il parere sull’invio delle armi stesse, e che poi si vedono additati come “guerrafondai” avendo mandato praticamente nulla e nulla potendo mandare.
Facciamo un esempio pratico: la Germania ha mandato con il contagocce i corazzati antiaerei “Gepard”. L’Italia non ha un tubo, nulla di sensato da mandare. La Spagna ha promesso i complessi antiaerei Spada-Aspide, costruiti dall’Italia, messi fuori servizio recentemente. Se noi mandassimo i nostri non avremmo difesa antiaerea. Sulla componente corazzata poi rischiamo il ridicolo, con i carri Ariete che sono costosi, pochissimi e completamente inadeguati. Molto più costosi di carri utilizzati da altri paesi, superati, ma in servizio perché “italiani”. Per poi tralasciare i vari Dardo. In realtà l’Italia è messa anche peggio del 1940 a causa di un’industria inadeguata che però viene mantenuta a galleggiare producendo oggetti costosi, inadeguati e pericolosi. Perché armi sono uno spreco finché sono in caserma, ma se fossero al fronte sarebbero delle bare.
Ma come sarà possibile che sia accaduto un fatto simile?
A quanto pare la risposta ce la dà direttamente il sito della Difesa con la pubblicazione di due pdf, che lascio consultabili ai seguenti link.
A pagina 26 del pdf troverete questa dicitura “è da considerarsi non costo efficace, in considerazione dello scarso valore operativo di piccoli quantitativi di munizionamento non omogeneo. Per quantitativi inferiori a quelli elencati il munizionamento dovrà quindi essere impiegato entro l’anno. Trascorso tale periodo il munizionamento rimanente dovrà essere dichiarato fuori uso e successivamente alienato. I Comandi Logistici, direttamente o tramite un ET individuato, provvedono, entro il 31 dicembre di ogni anno, a pubblicare l’elenco dei lotti di munizionamento che dovrà essere impiegato entro l’anno successivo a quello di pubblicazione.”
Già nella prima pagina di questo pdf, vi dovrebbe saltare all’occhio il dettaglio della valuta usata per quantificare i costi dei vari materiali elencati.
Diventa ovvio capire perché in data 7 marzo 2022 “L’Indipendente” si trovasse nella situazione di pubblicare l’articolo di Valeria Casolaro con questo titolo: “Il governo italiano non vuole rivelare le armi inviate in Ucraina.” Il Governo italiano ha deciso di inviare armamenti in Ucraina senza voto parlamentare e mantenendo segreta la lista delle armi letali inviate nel Paese per contrastare l’invasione russa. La lista potrebbe essere resa pubblica in un secondo momento, quando verranno eventualmente meno i criteri di segretezza i quali, stando a quanto affermato dal sottosegretario alla Difesa Mulè, sarebbero determinati dal fatto di non voler dare vantaggio all’avversario russo. Tale motivazione non spiega in ogni caso l’estromissione dei parlamentari, ma si inserisce in un modo di agire ormai divenuto la norma per questo Governo, che ha reso l’eccezionalità il braccio forte del proprio operato.
Il Parlamento è stato nuovamente estromesso dalle decisioni del Governo: questa volta tocca alla lista di armi da inviare in Ucraina per aiutare il governo di Zelensky a far fronte all’invasione russa. La lista del materiale bellico è infatti contenuta all’interno di un decreto interministeriale (definito di concerto dai ministeri della Difesa, degli Esteri e dell’Economia) secretato e non sottoposto all’esame dei parlamentari. [...] Aspre critiche sono giunte anche dalla ONG Amnesty International, che in un tweet ha ribadito la necessità di rispettare i principi di trasparenza e non utilizzare indiscriminatamente gli equipaggiamenti che verranno inviati.
Il Governo ha secretato la lista di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari che cederà all’Ucraina. l’Italia è tenuta a rispettare i principi di trasparenza e protezione dei diritti umani. Gli equipaggiamenti non devono essere usati indiscriminatamente. La decisione del Governo si colloca inoltre in netta controtendenza rispetto a quanto stabilito da altri governi, che hanno reso nota la lista degli armamenti inviati. Non si comprende poi perché, oltre il Parlamento, debba essere estromessa anche l’opinione pubblica, che avrebbe tutto il diritto di sapere in che misura e con quali mezzi l’Italia contribuisca alla guerra.