Riceviamo e pubblichiamo la denuncia del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi per quanto accaduto in data 05 settembre 2023 in occasione dell'evento culturale per presentare il docufilm "Le Pasque Veronesi" in occasione dell’80ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Evento culturale trasformato dalla Digos veneziana in un problema di ordine pubblico (in realtà inesistente) e con inaudite, quanto inutili, restrizioni e vessazioni.
Ancora una volta si è manifestata da parte della polizia politica italiana nota come DIGOS la repressione contro ogni tentativo di rendere nota la storia e la cultura del Popolo Veneto in specie in eventi culturali che le diano visibilità sia in ambito italiano e in particolar modo in ambito internazionale. Qualsiasi evento che abbia una visibilità che non sia ristretta tra i soliti noti, come loro ci indicano "venetisti", deve essere represso e impedito. Questo si chiama ETNOCIDIO [Forma di acculturazione violenta da parte di una società più forte, o occupante un territorio, a danno di una più debole, la quale in questo modo vede crollare i valori sociali e morali tipici della propria cultura e perde, alla fine, la propria identità e unità.] ed è in atto dal 1866.
Riportiamo integralmente il testo della denuncia:
Al Questore di Venezia, dr. Gaetano BONACCORSO - via mail
OGGETTO: Accesso all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia da parte di militi storici nelle uniformi veneziane e veronesi del ‘700, per partecipare a una conferenza stampa e ad altri incontri coi giornalisti in data 5-9-2023 per presentare il docufilm Le Pasque Veronesi, in occasione dell’80ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Evento culturale trasformato dalla Digos veneziana in un problema di ordine pubblico (in realtà inesistente) e con inaudite, quanto inutili, restrizioni. Richiesta di assegnazione dei responsabili ad altri incarichi e disponibilità ad un incontro, anche in contraddittorio con essi.
Gentili Signori, la presente per segnalare quanto segue.
§ 1 - LE PRECEDENTI PARTECIPAZIONI DEI MILITI STORICI A VENEZIA NEL 2017 E 2018 - Il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, che commemora ogni anno l’insurrezione del 1797 di Verona contro Napoleone Bonaparte (le Pasque Veronesi, appunto) occorsa poche settimane prima della caduta della Serenissima, anche quest’anno doveva presenziare alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, nella sua 80ma edizione, con propri militi storici in costume e armi finte. Come nelle precedenti comparsate al Lido del 2017 e del 2018, con le medesime uniformi e armi (finte) svoltesi senza nessun problema. Per martedì 5 settembre 2023 era fissata da molto tempo la presentazione alla stampa del docufilm "Le Pasque Veronesi", presso lo spazio della Regione del Veneto e in altri ambienti, all’interno dell’Hotel Excelsior. Presentazione articolata in due momenti salienti: incontri al mattino e nel pomeriggio con i giornalisti di varie testate, propiziati dall’addetto stampa del Comitato accreditato presso la Mostra; e conferenza stampa alle ore 15, nello spazio assegnato dal Festival alla Regione, insieme con l’Assessore alla Cultura e ad altre personalità.
§ 2 - LE COMUNICAZIONI TEMPESTIVAMENTE INVIATE ALLA QUESTURA - Il Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi aveva inviato per tempo comunicazioni scritte alla Questura di Venezia e all’ufficio Digos lagunare, nelle quali venivano meticolosamente indicate le generalità di tutti i partecipanti, in uniforme storica e non, le targhe delle automobili, gli spostamenti, gli orari della conferenza stampa e persino dell’imbarco e reimbarco sulle navi traghetto dal Tronchetto al Lido, e viceversa.
Non basta: essendo mutati in questi anni i responsabili della Questura di Venezia, gli organizzatori della spedizione al Lido avevano informato e preavvisato anche verbalmente gli addetti della Digos veneziana (in particolare i Signori Emanuela Saccilotto e Davide Lorenzato) affinché non s’ingenerassero equivoci o intoppi burocratici o fraintendimenti. Arrivando a chiedere (quasi un presentimento degli scriventi) ai funzionari della Digos di Verona, che meglio conoscono le persone e le attività del Comitato, di rappresentare ai colleghi veneziani quello che era ed è il reale stato delle cose. Tutto inutile.
§ 3 - LE PRESCRIZIONI LUNARI DELLA DIGOS VENEZIANA - Venerdì 1° settembre 2023 giungeva via pec la risposta della Digos veneziana a firma del neodirigente, dr. Carlo Ferretti, proveniente da Roma e di fresca nomina. Si era ormai a ridosso della nostra partecipazione alla mostra del cinema. Già la Sig.ra Sacilotto al telefono, giorni prima, era sembrata scettica sulla possibilità di farci scattare fotografie innanzi all’Hotel Excelsior, ma non avevamo dato peso a queste parole, tanto sembravano stravaganti.
Non avevamo ancora letto, invece, le eccentriche prescrizioni del Ferretti, se non lunari. Trascegliamo e riportiamo dal documento: i militi storici veneziani e veronesi non avrebbero potuto passare con le uniformi d’epoca indosso davanti all’Hotel Excelsior, ma solo entrarvi ed uscirne in abiti civili (quindi svestendosi in albergo, vestendosi, rivestendosi di nuovo, insomma dando luogo a uno spettacolo di trasformismo) senza nemmeno poter stazionare sul tratto di strada prospiciente la porta girevole dell’Hotel; avrebbero dovuto nascondere le armi (finte) dentro delle sacche, all’ingresso e all’uscita dall’albergo, immaginando forse chissà quale spavento suscitato negli astanti; addirittura si dispone per tabulas e con profili d’illegittimità che paiono assolutamente evidenti (e tacendo di altri, ipotizzabili, inerenti l’art. 610 c.p., violenza privata o l’abuso di ufficio, ex art. 323 c.p.) che “i partecipanti all’iniziativa [non solo i militi storici quindi, ma anche coloro che vestivano con giacca e cravatta] non dovranno assolutamente sostare per foto di gruppo all’esterno dell’hotel Excelsior, né dare luogo ad alcun tipo di parata storica. L’evento dovrà svolgersi all’interno del solo spazio della Regione Veneto”.
Mai si era vista, se non forse sulla Piazza Rossa moscovita in epoca sovietica o nella pechinese Piazza Tienanmen, la proibizione di fotografarsi o di sostare in un luogo pubblico. Mai si era visto che la pubblica autorità stabilisse di tenere un certo evento, come quello d’incontrare la stampa, entro un determinato ambiente (“all’interno del solo spazio della Regione Veneto”) e non in un altro dello stesso edificio, ad esempio sulle terrazze, dal momento che l’Hotel Excelsior è pur sempre una proprietà privata, dove quindi non può estendersi la competenza di chi gestisce l’ordine pubblico.
Insomma la Digos veneziana ha deliberatamente trattato e trasformato un evento culturale e una colorata attrazione turistica (bastino le manifestazioni di simpatia e le centinaia di scatti ammirati e di riprese di coloro che si sono imbattuti in quel giorno nelle persone che indossavano le uniformi settecentesche) in un caso di ordine pubblico, ancorché inesistente. Con un esercizio che pare ultroneo del proprio potere. Ed esponendosi per di più ad attacchi e a ironie da parte di tutto il variegato mondo legato alla tradizione veneta e non solo, sia sui giornali, che sulle tv, come sul web. Cosa che sarebbe stato facile evitare con un po’ di duttilità e di senso pratico.
Già nelle telefonate intercorse con la Digos prima del 5 settembre, a prescrizioni già emanate, ne avevamo rappresentato l’irragionevolezza sotto un profilo amministrativo: sorpreso, Davide Lorenzato, cui avevamo preannunziato l’intenzione di scrivere sul caso al Ministro degl’Interni, al Prefetto e al Questore di Venezia, aveva cercato in verità di rassicurarci verbalmente, dicendo che ciò che importava era che al Lido non si desse luogo, da parte nostra, “a manifestazioni in cui si arringavano trecento persone e che nessuno ci sarebbe corso dietro col fucile” (sic!) per fotografie e quant’altro. Per parte nostra ribadivamo che intendevamo solo incontrare i giornalisti, presentare il film, rilasciare le interviste del caso, con relative immagini fisse o in movimento.
§ 4 - LA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO AL LIDO DI VENEZIA, NEI FATTI - La realtà è stata purtroppo ben diversa: il 5 mattina, nessuno della Digos si vedeva al molo di partenza del Tronchetto; nessuno al molo di approdo del Lido; nessuno neppure ai posti di blocco davanti all’Hotel Excelsior o nei pressi di esso; nessuno della sicurezza privata era a conoscenza del nostro arrivo e delle targhe delle auto da cui scaricare i materiali. Impossibile dunque attraversare i rilevatori elettronici posti ai varchi di accesso, a causa degli oggetti metallici che portavamo (fucili finti e spade).
Siccome di lì a poco avremmo incontrato la stampa, che ha sempre molta fretta e minacciava di andarsene, i militi si sono arrangiati a vestirsi in strada, nei paraggi dell’Hotel Excelsior, al riparo delle proprie auto, lì temporaneamente accostate e poi parcheggiate più in là. Così da poter entrare, pronti, dentro l’albergo. Operazione, quella della vestizione, che ha richiesto non poco tempo, dal momento che gl’indumenti di foggia antica, sono meno pratici di quelli odierni.
Solo in quel momento si è materializzata la Digos: iniziavano interminabili consulti telefonici con gli uffici, specie da parte della titolare dell’ordine pubblico in loco e della quale ignoriamo il nome (non ha voluto dirlo neanche alla stampa, quando i giornalisti — in particolare Alda Vanzan de Il Gazzettino — l’hanno interpellata sull’assurda situazione che si era creata). Sembrava a un certo punto che i militi storici, fermi da ore oltre i posti di blocco, potessero finalmente percorrere a piedi i 20 metri restanti che li separavano dall’ingresso nell’Hotel; purché si muovessero (precisava verbalmente Lorenzato) “non in formazione da parata e senza gridare Viva San Marco!”. Si tenga conto che stiamo parlando di otto persone, non di ottanta, non di ottocento, non di ottomila e nelle uniformi da ancien Régime!
Invece, nuovo contrordine; non si passa più. Anzi, secondo la responsabile in loco dell’ordine pubblico, le persone avrebbero dovuto spogliarsi in strada delle divise e rimettersi in panni civili, sempre per strada; poi entrare defilati e in borghese nell’Hotel Excelsior; e qui finalmente rivestirsi di bel nuovo delle uniformi storiche. Complicazioni interminabili e inapplicabili, dati anche i ristretti tempi a disposizione, ormai accorciatisi: tutto questo, pur di non farci percorrere a piedi i chimerici 20 metri che ci separavano dalla porta girevole dell’Hotel! In alternativa ci veniva proposto di andare a prendere le nostre autovetture parcheggiate nelle vie adiacenti, alcune delle quali anche piuttosto distanti, percorrere un lungo giro attorno all’Hotel Excelsior ed entrare da chissà quale altro accesso secondario; oppure entrare semiclandestinamente nell’albergo, da un tunnel sotterraneo.
Si è messo di mezzo poi anche un Capitano dei Carabinieri: esaminati i fucili (finti) e le spade, concludeva che queste per lui erano armi, quantunque del tutto inadatte a ferire e con le quali non si potrebbe affettare non solo il pane, ma neppure il burro (un tubo o un qualsiasi coltello da cucina dell’Hotel Excelsior avrebbero presentato certamente un’affilatura e una punta ben più pericolose). Persino la proposta di una delle Guardie Nobili, di accedere all’Hotel Excelsior senza armi finte, ma con le sole divise indosso, veniva respinta da Lorenzato e dal suo collega Bruno (così qualificatosi: chissà il perché di questa strana abitudine della Digos lagunare, di essere molto riluttanti a presentarsi). “Voi con queste divise non entrate nell’Hotel Excelsior”, è stata la loro risposta categorica. Denotando che il problema non era dunque legato alla sicurezza, ancorché immaginaria, ma (si può ritenere) a pregiudizio, ad avversione ideologica verso tutto ciò che la Serenissima e l’orizzonte degli Stati tradizionali prerivoluzionari rappresentano ancor oggi per certi funzionari o per i loro dirigenti. Salvo trattarsi di qualche infondato timore, come se si fosse in presenza di una squadra di terroristi islamici e non di pacifici rievocatori nelle divise di 226 anni fa.
I militi storici venivano così lasciati marcire per ore al sole d’estate, anche a rischio di malori, nelle pesanti uniformi di panno invernali, mentre seguitavano i frenetici consulti telefonici della Digos. Solo la sicurezza privata, in un sussulto di scrupolo morale, sentiva il bisogno di recare sollievo alle persone parate nelle antiche divise, portando loro tre bottigliette d’acqua.
Nel frattempo diversi giornalisti si affacciavano oltre i posti di blocco e raggiungevano i responsabili del Comitato e il drappello in costume, per sapere cosa stesse accadendo. La notizia di cronaca dilagava quindi sulla stampa (praticamente tutti i mezzi di comunicazione sociale se ne impadronivano) surclassando l’evento culturale.
Finalmente alle ore 15, e non un minuto prima, dopo quasi 7 ore di attesa, civili e militi storici venivano ammessi nell’Hotel Excelsior, entrando dall’imbarcadero dove approdano i VIP (come la stessa Digos riferiva). Nei saloni dell’albergo una clientela internazionale poteva così contemplare estasiata (altro che spaventata!) i rievocatori nei costumi settecenteschi e con i fucili finti in spalla, scattando loro un’infinità di foto o riprendendoli in brevi sequenze. Seguivano la conferenza stampa nello spazio della Regione del Veneto, quindi le riprese e le interviste sulle terrazze dell’albergo. Al termine, anziché uscire dalle porte girevoli dell’Hotel Excelsior e trascorrere per il breve tratto di strada, a noi perennemente interdetto, su cui l’albergo affaccia, a tutti veniva imposto di rifare, all’inverso, il percorso già seguito all’andata.
Mai, come nel caso di specie, il brocardo latino “summum jus, summa iniuria” trovava più plateale applicazione: giacché prescrizioni stravaganti e francamente inaccettabili nella loro astrusa repressività, sono fatalmente destinate a venire disattese.
§ 5 - LA MANIFESTAZIONE AL LIDO DELLE FEMMINISTE A SENO NUDO - Si aggiunga che la sera prima dei fatti sopra esposti, un gruppo di sciamannate femministe a seno nudo aveva inscenato una manifestazione di contestazione (supponiamo non autorizzata) contro il regista Woody Allen, addirittura davanti al Palazzo del Cinema del Lido, anzi sul red carpet, nell’orario di massimo afflusso di pubblico. Manifestazione, vera manifestazione questa, di fatto tollerata dai responsabili veneziani dell’ordine pubblico. Si paragonino i due eventi, i due pesi e le due misure applicate e si veda se le condizioni vessatorie imposte a coloro che rispettano le leggi e che si premurano di preavvisare in ogni dettaglio circa la presentazione alla stampa del film sulle Pasque Veronesi, possano trovare una qualche giustificazione.
§ 6 - RICHIESTA DI ASSEGNARE AD ALTRI INCARICHI I DIRIGENTI E I RESPONSABILI DELLA QUESTURA DI VENEZIA CHE HANNO GESTITO L’ORDINE PUBBLICO AL LIDO, IN OCCASIONE DELLA 80MA MOSTRA DI ARTE CINEMATOGRAFICA. DISPONIBILITÀ AD UN INCONTRO, ANCHE IN CONTRADDITTORIO CON ESSI - La sequela di prescrizioni scritte imposte dalla Digos veneziana, in un primo momento tralasciate, poi mantenute, poi aggravate verbalmente, poi ancora cambiate, rende ragione dell’opportunità, ad avviso degli scriventi, che i responsabili dei fatti di cui sopra, inclusi quanti si sono coperti dell’anonimato, siano destinati ad altri incarichi. Non essendo ammissibili incertezze e superficialità del genere in tema di ordine pubblico, che è, per definizione, materia delicata, nella quale si esige flessibilità e capacità pratica di sopperire o di rimediare nei fatti, sul terreno, rispetto a prescrizioni esageratamente restrittive e inapplicabili. Cosa che, purtroppo, non è avvenuta, anzi! Se i rievocatori veneziani al Lido costituivano un pericolo (anche se non se ne capisce il perché, rispetto al 2017 e 2018) allora non si doveva assolutamente autorizzarli a entrare in zona rossa o, peggio, dentro l’Hotel Excelsior, in incognito e camuffati, con le finte armi nascoste nei bagagli; se, invece, il pericolo era immaginario e inesistente (com’era e com’è) allora ai militi storici non si dovevano imporre restrizioni di sorta, né accanirsi per ore su di essi. Ma lasciare loro libertà, permettendo alla gente dello spettacolo, ai visitatori, ai giornalisti, ai rappresentanti istituzionali e al pubblico di fotografarsi e di filmarsi assieme ad essi, con piena soddisfazione di tutti. Tertium non datur. È l’applicazione dell’aristotelico principio logico del terzo escluso, da cui non si scappa.
Restando a disposizione per un incontro, se ritenuto utile, anche in contraddittorio con i dirigenti e con i responsabili della Questura veneziana che il 5 settembre u.s. hanno trattato l’ordine pubblico al Lido di Venezia, onde dissipare incomprensioni per il futuro e fugare approssimazioni e suggestioni che non trovano fondamento nella realtà, ci è gradita la circostanza per salutare distintamente.