Ilaria 15/04/2023 Visita: 543

SECONDA PARTE : ITALIA: ARMI E STRATEGIA. COSA STA VERAMENTE ACCADENDO?

ITALIA: ARMI E STRATEGIA. COSA STA VERAMENTE ACCADENDO?
- SECONDA PARTE -


Draghi aveva tutelato se stesso e il suo governo secretando il tutto, ma come avete potuto leggere, il segreto sulle armi inviate in Ucraina è durato solamente pochi mesi. Facendo alcune ricerche abbiamo trovato anche altri documenti interessanti come per esempio questi.


Ovvero dall’immagine anche se sfuocata si può ben intuire che abbiamo inviato metal detectors e rivelatori di raggi gamma, assieme a un certo quantitativo di anti-carro panzerfaust milan di appena trent’anni fa. In conclusione queste armi sono una farsa, che ben si pensò di mettere sotto segreto. Ma ora come si sta comportando l’Italia? Beh, diciamo che sta prendendo tempo e per capirlo è sufficiente leggere i giornali.


“Open” l’8 gennaio 2023 pubblica un articolo intitolato: “Armi all’Ucraina, la frenata di Tajani: – Nessuna nuova richiesta dagli Usa. – I timori della Difesa per la protezione dei cieli italiani.”

Il ministro degli Esteri ostenta prudenza in un’intervista al Corriere: – Il sesto pacchetto è ancora da perfezionare: nessun invio prima di un passaggio in Parlamento. [...] I colloqui con Washington sono costanti e normali, noi siamo un interlocutore importante, ma non si è parlato di armi –, sostiene il ministro con riferimento alla telefonata partita l’altro ieri dal Consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e diretta a Palazzo Chigi. I contatti per possibili nuove forniture militari, di concerto con altri partner, sono senz’altro in corso, comunque, come conferma ancora Tajani: – Stiamo discutendo anche con i francesi per perfezionare dal punto di vista tecnico l’invio di sistemi di difesa aerea che si basano su tecnologie congiunte fra Roma e Parigi. – 

[...] Una batteria Samp-T, si stima, non potrebbero essere rimpiazzata prima del 2030. Costo stimato: quasi 700 milioni di euro. Interrogativi simili, fatte le dovute proporzioni di arsenale bellico, cominciano ad affiorare (come riporta ancora Repubblica) anche in altre grandi capitali occidentali, da Londra a Washington. Sostegno all’Ucraina senza se e senza ma dunque, ma i tempi e le forme delle forniture militari richiedono molte e accurate valutazioni che attengono alla difesa nazionale di ciascun Paese partner.

Bene e le notizie non sono ancora finite, visto che “Linkiesta” pubblica il 9 gennaio 2023 un articolo che intitola: “I nodi tecnici e politici. Si allungano i tempi per l’invio di nuove armi dall’Italia all’Ucraina.”

[...] Ucraini e americani chiedono il sistema di difesa. Meloni è disponibile e spera in una soluzione prima del 24 febbraio, perché entro quella data sarà a Kyjiv da Zelensky e non intende farlo a mani vuote. Nello stesso tempo, il ministro della Difesa Guido Crosetto è atteso il 20 gennaio al vertice alleato nella base aerea di Ramstein, dove con la Nato si stabiliranno gli avanzamenti nelle forniture.

A complicare il percorso, peserebbero anzitutto gli equilibri delicati nella maggioranza. Non è un mistero che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono scettici sul sostegno militare a Kyjiv, tanto da aver chiesto un rallentamento del flusso di armi. Dai vertici del governo, però, questa tesi viene negata con decisione.

C’è un altro punto, controverso, su cui si dibatte poi in queste ore e che non va sottovalutato: il timore di sguarnire i cieli italiani. L’Esercito – spiega Repubblica – possiede cinque batterie operative, più una per l’addestramento. Una è attiva in Kuwait. Un’altra è stata promessa dal precedente governo agli Stati Uniti: verrebbe schierata in Slovacchia e servirebbe a sostituire una batteria americana di Patriot posizionata nel Paese dell’Europa orientale, che sarebbe a sua volta dirottata in Ucraina. Già due esemplari quindi sono impegnati. E altri due sono ciclicamente in manutenzione. In realtà, quella che andrebbe offerta a Kyjiv sarebbe la batteria utilizzata per l’addestramento, dunque non operativa. E in ogni caso, esiste la presenza della Nato sul suolo italiano a garantire la difesa. [...]


Le preoccupazioni sul rimanere indifesi le rivela anche “La Repubblica” che in data 8 gennaio 2023 pubblica l’articolo di Gianluca Di Feo.
“Il dilemma dei militari italiani: se le armi hi-tech vanno a Kiev il rischio è restare indifesi.”
Dopo l’appello degli Stati Uniti per la cessione all'Ucraina di una batteria di missili terra-aria, preoccupano il numero di armamenti e i tempi per rimpiazzare quelli inviati.

Il pressing della Nato perché l'Italia fornisca uno scudo ai cieli di Kiev trova divisi i nostri militari. Nessuno nega l'importanza di sostenere la resistenza ucraina, mettendola soprattutto in condizioni di proteggere la popolazione dai bombardamenti russi. – Il sistema Samp-T prodotto da Italia e Francia è ritenuto superiore al “Patriot” americano - evidenzia il generale Maurizio Fioravanti, ex comandante della Folgore e delle forze speciali - perché è efficace a una distanza maggiore, fino a 80-100 chilometri. –